Sani è parola che canta, concerto, ballata popolare che in un dialogo stretto alterna storie e canzoni. Così in “Sani!” ogni storia e ogni canzone raccontano qualcosa, ma la trama resta leggera come deve essere in un concerto. Il filo conduttore è autobiografico: nelle sue storie Marco Paolini, il grande maestro del teatro di narrazione, racconta momenti di crisi personali e collettivi che hanno cambiato il corso delle cose: dall’incontro-scontro tra Carmelo Bene e Marco Paolini nel 1983 all’incontro-scontro tra Reagan e Gorbacëv al vertice di Reykjavík nel 1986, dalla ricostruzione dopo il terremoto del ’76 in Friuli alla ripartenza dopo la pandemia. «Potrei definire “Sani!” come continuazione degli Album dedicati all’infanzia e all’adolescenza su cui ho fatto la mia pratica del narrare», dice Paolini. Sulla scena un enorme castello di carte mostra la fragilità dell’equilibrio di ogni sistema ecologico. “Sani” è un’espressione usata per dare il saluto nella valle del Piave. Viene da Salus, riassume il senso del teatro per questo tempo, un teatro che mette insieme creando ponti. “Sani!” è un abbraccio, un augurio, un invito a provarci, un tonico contro la solitudine in forma di ballata popolare. Il punto esclamativo esprime la fiducia nella risposta al saluto degli spettatori. Guadagnarsi quella fiducia, trasmetterla è la sfida di questo teatro fra parentesi.
di e con: Marco Paolini
Prezzi: tariffa A
3 febbraio, ore 20.00 introduzione allo spettacolo
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